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Ci possiamo innamorare di un’opera d’arte o di un oggetto?

Sì, se l’opera d’arte o l’oggetto sono di straordinaria bellezza, come il busto di Arianna o il biliardo P.40, firmato da Cesare Mosti.

BIENTINA (Pisa) – Fino al prossimo 3 luglio, al Museo dell’Accademia di Cortona (in provincia di Arezzo) sarà possibile visitare la mostra “Gli Etruschi dall’Arno al Tevere”. Quaranta preziosi reperti, di altissimo pregio, provenienti dalle collezioni del Louvre di Parigi e che dopo lunghe traversie in giro per tutta Europa ritornano sostanzialmente nei luoghi dove furono trovati, nella cosiddetta “Etruria interna”.
E al visitatore attento e colto non sfuggirà, tra gli oggetti in esposizione, il busto di Arianna, sposa di Dionisio, terracotta del III secolo avanti Cristo, figura decisamente emblematica delle Collezioni “Dal Louvre a Cortona”. E se c’è da supporre che il nostro visitatore, attento e colto, sarà assalito dalla sindrome di Stendhal di fronte a tanta straordinaria bellezza, e si porrà una domanda: «È mai possibile perdere la testa per una statua? È mai possibile innamorarsi di un oggetto, di un’opera d’arte di incommensurabile bellezza?»
La risposta è: sì. Ci si può innamorare del busto di Arianna, così ben fatto e pieno di antico fascino, così come ci possiamo innamorare del P.40, oggetto di alta ingegneria moderna e fine design e che tante soddisfazioni sta dando all’inventore Cesare Mosti e allo staff dell’azienda Etrusco Biliardi.
Perché, oltre all’aggettivo sostantivizzato del termine Etrusco, c’è da sottolineare un forte legame tra gli oggetti di pregio in mostra a Cortona e i bellissimi biliardi (il P.40 in primis) in mostra nello show-room di via Marco Polo, a Bientina, in Toscana e firmati, in più di quarant’anni di attività, da Cesare Mosti. Che alla fine dice: «Per sapere dove vogliamo andare, dobbiamo conoscere le nostre origini».